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Il rituale della vendemmia

Finalmente ci siamo, siamo giunti al mese più atteso da parte delle aziende vitivinicole: Settembre, il mese durante il quale le fatiche di un anno vengono premiate con il raccolto.

Oggigiorno, quando le lavorazioni in campagna sono sempre meno manuali e più automatizzate, la vendemmia è una delle operazioni che, per cultura, e per efficacia, viene ancora oggi fatta a mano.

Oggi come nel passato non esiste un periodo migliore dell’anno in cui la convivialità si sposa con la fatica del lavoro nei campi.

Eh già perché, nonostante la vendemmia costi impegno fisico e sudore, ci si ritrova in vigna e tra un grappolo e l’altro si ride si scherza e, ovviamente si lavora.

Dobbiamo pensare che durante tutto l’anno la vita necessita di parecchie cure; i trattamenti, la legatura, la sfrondatura ecc. e questi lavori vengono eseguiti da una persona o al massimo due, che si dividono una superficie molto estesa, con il risultato che durante la giornata ci si incrocia appena, o addirittura si sta soli fino alla sera quando si conclude il lavoro e si ritorna alla base, dove stremati di fatica ci si saluta appena e si torna a casa per mangiare, riposarsi e ripartire il giorno dopo.

Ma a settembre cambia tutto. Si vendemmia!

I filari iniziano a riempirsi di persone, uomini e donne, ognuno con il proprio compito, e si lavora insieme, si ride e ci si scambia battute fino a mezzogiorno dove ci si ritrova tutti insieme a mangiare (e a bere), per poi riprendere il lavoro nel pomeriggio.

Per questo il momento della vendemmia è diventato un rito intramontabile, il periodo più bello dell’anno perché la natura ci regala i frutti attesi tutto l’anno e le persone riscoprono il bello dello stare insieme.

Uno dei ricordi più belli che ho da piccolo è la vendemmia. Ci si ritrovava tutti, zii, nipoti, cugini, fratelli nei filari del nonno e tra una corsa e l’altra si raccoglieva anche qualche grappolo.

A pranzo nonna ci faceva trovare la tavola imbandita di ogni genere di sapori e profumi, non mancava nulla ovviamente anche il vino che il nonno assaporava sempre con grande orgoglio, e al pomeriggio si tornava a correre tra i filari.

Ovviamente oggi è il nostro lavoro e come tale lo dobbiamo affrontare con professionalità e impegno, ma nell’arco degli anni i bambini che corrono tra i filari non sono mai mancati e domani, quei bambini, si prenderanno cure delle nostre vigne come adesso stiamo facendo noi.

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